-
Titolo
-
Tezuka Osamu Monogatari
-
Titolo originale
-
手塚治虫物語
-
Data
-
1989/1992
-
Sinossi e Riferimenti Danteschi
-
Tezuka Osamu Monogatari (tradotto in italiano con il titolo Osamu Tezuka: Una vita a fumetti) è una biografia a fumetti scritta e disegnata da Toshio Ban, storico assistente di Tezuka, in collaborazione con Tezuka Productions. Pubblicata originariamente sul magazine Asahi Graph tra il 1989 e il 1992, poco dopo la morte di Tezuka, la serie è stata successivamente raccolta nel 1992 in due volumi in Giappone.
La narrazione ricostruisce in modo cronologico la vita di Osamu Tezuka dal 1928 al 1989, dal suo primo contatto con l’arte e l’animazione durante l’infanzia a Osaka, passando per gli anni della Seconda Guerra Mondiale, fino al decollo della sua carriera come pioniere del manga e dell’animazione giapponese. Il racconto non si limita alla sfera privata di Tezuka, ma offre anche un quadro preciso dell’evoluzione dell’industria editoriale e dell’animazione nel Giappone della metà del ’900, con attenzione particolare alle difficoltà produttive, agli ideali artistici di Tezuka e al suo rapporto contrastato con il successo, gli obblighi lavorativi, i ritmi frenetici e le pressioni lavorative subite dal mangaka, costantemente alle prese con scadenze impossibili ed editori impazienti.
Lo stile grafico – chiaro omaggio all’originario tratto di Tezuka – è semplice ma accurato, con uno storytelling diretto e didascalico che privilegia la cronaca più che il dramma emotivo. Toshio Ban, essendo stato assistente e collaboratore diretto di Tezuka, ha accesso a materiale inedito e a testimonianze che arricchiscono il racconto. Nonostante sia evidente il tono celebrativo dell’opera, la vicenda narrata è estremamente informativa e coinvolgente per chi vuole capire davvero chi fosse Tezuka: non solo l’ideatore di Astro Boy o Black Jack, ma anche un uomo ossessionato dal lavoro, dalle scadenze e dal bisogno di innovare costantemente quel mondo del quale è universalmente riconosciuto come l’unico vero Dio (マンガの神様, Manga no Kami-sama, tradotto come Dio dei manga).
Nella ricostruzione storica della vita di Tezuka trova posto anche un esplicito riferimento dantesco. In procinto di incontrare il maestro, il giovane assistente che narra il primo incontro con Tezuka, immagina di trovarsi di fronte a un uomo intransigente e pretenzioso, pronto a gettarlo in un contesto lavorativo infernale, in cui sarebbe stato difficile sopravvivere. Questa condizione, poi rapidamente smentita al primo contatto con Tezuka, viene paragonata all’attraversamento della porta dell’Inferno, scena che riaffiora nella mente del narratore come reminiscenza della sua formazione scolastica.
Il riferimento non è casuale né superficiale ma si presenta come un richiamo che agisce su più livelli di significato. Da un lato, conferisce al momento narrato una densità culturale e letteraria, sottolineando la drammaticità dell’attesa; dall’altro, rievoca le suggestioni scolastiche del narratore, che, come molti studenti giapponesi, ha probabilmente incontrato l’opera dantesca nel proprio percorso di studi.
Il contrasto tra l’aspettativa e la realtà rafforza inoltre il valore simbolico della scena: l’inferno evocato è in realtà un costrutto mentale, una proiezione delle paure e delle insicurezze del narratore, che trova una risoluzione liberatoria nell’incontro con la figura reale, concreta e sorprendentemente umana del maestro. Così, il rimando dantesco non è solo un elemento di colore narrativo, ma diventa un dispositivo espressivo che consente di esplorare il passaggio dalla mitizzazione alla realtà, dalla soggezione alla scoperta, dalla paura al rispetto autentico.